Da un lato ho tirato quasi un sospiro di sollievo, quando ieri leggendo i comunicati stampa dell’Italia dei Valori, ho visto quello di Silvana Mura, dove si parlava della seconda tranche della truffa dei formaggi riciclati.
Sospiro di sollievo, perchè al contrario della prima tranche, che ho riportato inorridita dopo aver visto come tutto veniva messo abilmente sotto silenzio dai media (mentre meritava di essere il caso dell’anno da trattare con approfondimenti tutti i giorni), ho pensato che se ritorna questo discorso e finalmente se ne riparla, forse più persone verranno stavolta a sapere di questa colossale e inquetante cosa. Ho letto anche che Silvana se ne era occupata già a Luglio, a conferma che IDV non sta lì a guardare ma indaga più a fondo sulle vicende che riguardano i cittadini.
Ma dall’altro lato, ora sono ancora più preoccupata. Tornano i nomi delle famose grandi aziende del prodotto caseario, e se già da luglio mi sono resa conto che davanti agli scaffali del supermercato, non solo si è costretti a scoprire che una buona parte dei formaggi di ogni tipo porta infatti QUEI NOMI (in alcuni posti non c’è davvero l’alternativa) ma ci si rende conto che non abbiamo davvero modo di sapere cosa in realtà mangiamo… Fare la spesa è diventato un incubo tra dubbi e domande, siamo tutti dei pupazzi che vengono usati per i soliti comodi, i soliti guadagni dei soliti noti e meno noti (ma sempre di pezzi grossi si tratta)
Ieri si è parlato della seconda tranche dell’inchiesta di Cremona, si parla ora di formaggi grattugiati rivenduti in buste. Sempre dopo aver riciclato il più schifo dello schifo
“11mila tonnellate di formaggi andati a male ma venduti in totale spregio della legge e della salute dei consumatori. Alimenti (difficile davvero chiamarli così) che contenevano di tutto: vermi, escrementi di topi, pezzi di ferro, residui di plastica tritata, muffe, inchiostro. Questi scarti da smaltire, destinati a uso zootecnico, diventavano invece fette per toast, formaggio fuso, mozzarelle, formaggio grattugiato, provola, stracchino, gorgonzola, e finivano nei supermercati italiani e europei.”
Ripetiamo i nomi che si sono fatti questa volta: Galbani, Granarolo, Prealpi, Biraghi, Ferrari, Medeghini. Ho letto anche nome della Kraft da qualche parte, perchè l’inchiesta ha superato i confini italiani.
L’altra volta l’elenco era più lungo anche se si specificava che molti erano solo fornitori, ma io non riesco proprio a crederci… leggete qui.
Ora c’è chi nega il coinvolgimento (Galbani, Biraghi), chi giura di aver solo fornito in buona fede materiale ma non sapeva nulla (Granarolo).
Il ministro minimizza, il sottosegretario alla salute tranquillizza dicendo che anche se avariati non fanno mica male (sono ripuliti e trasformati, mica si vede da cosa derivano) e poi in Italia il cibo è sicuro (ma certo! ogni tanto cercano solo di avvelenarci, ma solo un pochino, nella norma!).
Il solito teatrino all’italiana, dove queste sono le cose sicure:
– è avvenuto
– sono italiani i responsabili e forse inventori di questa brillante idea. Avranno pensato – noi perchè dobbiamo buttare via la roba, ma sì dai! la ricicliamo! Il riciclo – la specialità italiana! (e come vedete anche quello dei rifiuti!)
– le aziende fornivano roba avariata, scaduta ecc. per farsela ripulire
– le aziende ricompravano la roba ripulita e ritrasformata e dopo averla riconfezionata in quelle belle confezioni che attirano gli sguardi, ce la rifilavano di nuovo negli scaffali.
Ora non spetta a me dire chi ha fatto cosa, chi e se era in buona fede, pensando di smaltire e chi invece era al corrente di tutto. Questo lo decideranno i magistrati. Spero presto, ma sappiamo già una cosa – Nessuno pagherà veramente per questo scandalo.
Ora calerà il silenzio o quasi, ci saranno smentite per confondere le acque e l’opinione pubblica non saprà cosa realmente è successo. Già ora non si capisce bene, basta farsi un giro in rete per confondersi le idee.
I prodotti non verranno ritirati, le fabbriche non verranno mica chiuse ne messe sotto stretta osservazione, sarà tutto come prima.
Poi, se verranno accertate le colpe, i responsabili faranno due giorni di galera e tutto sarà finito…
Questa è Italia, cari signori! Io spero profondamente che non sia così, che se ne parli tanto, che si sappia, che qualcuno paghi salato. Che la gisutizia sia fatta, insomma…
Cosa possiamo fare noi, gente che deve fare la spesa tutti i giorni, per stare tranquilli? O almeno un pò più tranquilli?
UNA COSA SOLA – coltivare questo dubbio e a priori BOICOTTARE TUTTI QUEI NOMI.
Adottare la filosofia: io dubito perciò preferisco rinunciare.
(Attenzione a leggere le etichette, per es. gruppo Galbani è anche Invernizzi, Lactalis)
Scegliere i prodotti locali, possibilmente artigianali e di sicuro evitare tutta quella fascia di cose lavorate che non si riesce a capire da cosa derivano. Tutti quei formaggi fusi, misti, strani, che già all’aspetto sembrano finti.
Entrate nei gruppi GAS (Gruppo Acquisto Solidale) sparsi in tutto il paese che hanno accesso a prodotti locali e di certa provenienza.
Questa è l’unica arma che abbiamo… non abbassiamo la guardia. Difendiamoci rifiutandoci di comprare.
Vedi video shock QUI.
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Copia dell’articolo su Repubblica prima (che lo cambino)
Termovalorizziamo i grattugiati
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Tag: biraghi, ferrari, formaggi avariati, formaggi riciclati, galbani, gas, granarolo, gruppo acquisto solidale, mauri, medeghini, prealpi, riciclo formaggi, scandalo formaggi, truffa formaggi